L’Europa stabilisce le prime regole per l’AI: cosa cambia per i cittadini

L’intelligenza artificiale (per la quale si usa spesso la sigla AI, dall’inglese “artificial intelligence”) è ormai una parte integrante della nostra vita, dai motori di ricerca ai suggerimenti sui social media, dai chatbot nei servizi clienti alle diagnosi mediche assistite da algoritmi. Ma chi controlla questa tecnologia? E come possiamo essere sicuri che venga usata in modo etico e sicuro? A queste domande risponde il nuovo AI Act, il Regolamento Europeo sull’Intelligenza Artificiale, approvato dall’Unione Europea e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il 12 luglio 2024. Si tratta della prima normativa al mondo che punta a regolamentare l’uso dell’AI in modo organico e strutturato. Ma cosa prevede? E come impatterà la nostra vita quotidiana?

L’immagine rappresenta un edificio in stile Parlamento Europeo con circuiti digitali luminosi, un ologramma di sicurezza e mani robotiche che interagiscono con l’interfaccia digitale, creando un forte richiamo alla regolamentazione dell’intelligenza artificiale. (Immagine e didascalia create con Chat-gpt 4)

Perché serviva una regolamentazione?
L’AI porta con sé enormi opportunità, ma anche rischi significativi. Algoritmi poco trasparenti possono prendere decisioni discriminatorie, influenzare il nostro comportamento senza che ce ne rendiamo conto o essere utilizzati per scopi discutibili come la sorveglianza di massa. Senza un quadro normativo chiaro, il rischio è che l’uso dell’AI diventi una sorta di “Far West” digitale.
L’AI Act nasce per creare regole chiare, assicurando che i sistemi di intelligenza artificiale siano sicuri, rispettino i diritti fondamentali e siano sottoposti a controlli adeguati. L’obiettivo non è fermare l’innovazione, ma garantirne un utilizzo responsabile, bilanciando progresso tecnologico e tutela dei cittadini.

I pilastri dell’AI Act
Il Regolamento classifica i sistemi di AI in base al loro livello di rischio e impone regole diverse a seconda del settore e dell’impatto sull’utente. Le categorie principali sono:

  1. Sistemi AI vietati: L’UE ha deciso di bandire alcuni utilizzi dell’AI considerati troppo pericolosi, come il riconoscimento facciale in tempo reale in spazi pubblici (salvo eccezioni per la sicurezza), la manipolazione psicologica occulta e i sistemi di “social scoring” simili a quelli utilizzati in Cina.
  2. AI ad alto rischio: Include sistemi utilizzati in settori critici come sanità, istruzione, giustizia e lavoro. Questi sistemi dovranno rispettare requisiti stringenti di trasparenza, sicurezza e supervisione umana per poter essere immessi sul mercato europeo.
  3. AI a rischio limitato: Per le tecnologie come i chatbot o i generatori di contenuti (ad esempio ChatGPT), l’AI Act introduce obblighi di trasparenza, come l’etichettatura dei contenuti generati artificialmente e la possibilità di segnalare eventuali errori o distorsioni.
  4. AI a basso rischio: La maggior parte delle applicazioni di AI, come i filtri antispam o i suggerimenti di visione sulle piattaforme streaming, non richiederanno particolari restrizioni, ma dovranno comunque rispettare principi di sicurezza e trasparenza.

Chi sarà coinvolto e chi controllerà?
Il Regolamento non riguarda solo le grandi aziende tecnologiche, ma anche le imprese che sviluppano o utilizzano sistemi di AI, le pubbliche amministrazioni e persino i cittadini. Chi sviluppa AI dovrà garantire il rispetto delle norme, mentre chi la utilizza dovrà essere informato sui suoi limiti e funzionamento.
L’applicazione dell’AI Act sarà supervisionata da autorità nazionali competenti e da un apposito ufficio europeo, che avrà il compito di monitorare e far rispettare le regole. Le aziende che non si adegueranno rischieranno multe molto elevate, fino al 7% del fatturato globale.

Quando entrerà in vigore e cosa dobbiamo aspettarci?
L’AI Act prevede un’attuazione graduale: alcune disposizioni entreranno in vigore già nel 2025, mentre altre richiederanno più tempo per essere implementate. Nel frattempo, è fondamentale che cittadini e aziende si informino e si preparino alle nuove regole.
Questa normativa segna un passo importante verso un uso più sicuro ed etico dell’AI, ma resta ancora molto da fare. La sfida sarà garantire un’applicazione efficace e adattarsi ai rapidi sviluppi tecnologici.
Nel prossimo articolo, analizzeremo più nel dettaglio quali usi dell’AI sono stati vietati e perché. L’Europa ha davvero messo un freno all’intelligenza artificiale? Scopriremo insieme cosa cambia e quali sono le implicazioni per il futuro.

Questo testo è stato prodotto con l’ausilio di ChatGPT

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